Giovanni Sollima
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Sa 15.11.2517:00
OSI in Auditorio
Auditorio Stelio Molo RSI, Lugano
Sa 15.11.2517:00
OSI in Auditorio
Auditorio Stelio Molo RSI, Lugano
Programm
Giovanni Sollima
(*1962)
Natural Songbook n. 1 preludio per violoncello solo (2019)
Luigi Boccherini
(1743 – 1805)
Quintetto in re maggiore G 341 per due violini, viola e due violoncelli Fandango
I. Grave
II. Tempo di Fandango
III. Minuetto
Robert Kowalski e Hans Liviabella violini, Vladyslav Osadchyi viola, Johann Sebastian Paetsch violoncello
Giovanni Battista Costanzi
(1704 – 1778)
Concerto per violoncello, archi e basso continuo in fa maggiore
Giovanni Sollima
(*1962)
Fecit Neap. 17… per violoncello, archi e basso continuo (2014)
Eliodoro Sollima
(1926 – 2000)
Divertissements de vieillesse n. 2 per violoncello e fiati
Frank Zappa
(1940 – 1993)
Wild Love per violoncello, archi e cembalo (trascr. G. Sollima)
Concerto registrato (audio/video) da RSI (rsi.ch/rete-due e rsi.ch/musica)
Il biglietto di questo concerto vale come titolo di trasporto valido nella data del concerto indicata in tale biglietto, quale carta giornaliera Arcobaleno, tutte le zone, in seconda classe (2.)(TK)(V).
Tra il racconto e il viaggio
Caro pubblico,
è la prima volta che mi trovo a suonare con l’Orchestra della Svizzera italiana, anche se - per la verità – in passato ho avuto modo più volte di viverne da spettatore la bellezza del suono e l’empatico insieme.
Amo anche la città di Lugano, con il suo lago e quel microclima speciale (aspetto non scontata per un siciliano!).
Mi emoziona tantissimo l‘idea di condividere con i musicisti dell’OSI e con il pubblico i due programmi proposti, in bilico tra l’atmosfera del racconto e la prospettiva del viaggio.
Stay tuned!
Giovanni Sollima
Rielaborando la musica barocca
Il secondo concerto di Giovanni Sollima a Lugano è una sorta di riflessione speculare tra la musica barocca e la propria rielaborazione: si parte con il primo numero (Preludio) da Natural Songbook (2019), una raccolta nata nel corso di un decennio a partire da materiali spesso improvvisati e scritti in modo informale, con rielaborazioni di temi popolari dell’Italia meridionale e dell’Albania, falsi storici e trascrizioni. Una sorta di “toccata” introduttiva, che sfocia poi nel Fandango -- ossia il Quintetto in re maggiore -- di Luigi Boccherini, brano piuttosto noto nella sua versione con la chitarra (che secondo Sollima si deve ad un tentativo dell’editore Pleyel di rendere più commercializzabile la sua musica) ma assai meno in quella originale per archi, dominata a livello timbrico e virtuosistico dai due violoncelli: il Fandango del titolo è incastonato tra un Grave e due Minuetti “fantasmagorici e spettrali”, secondo Sollima. Esso presenta un ampio ritornello che dà adito alla possibilità di variazioni e chiude sul quinto grado, aprendo così direttamente ai brevi Minuetti seguenti. Un’occasione per riscoprire il catalogo, ancora oggi largamente ignorato, di Boccherini.
Passiamo poi a Giovanni Battista Costanzi (noto in passato come “Giovannino del violoncello”), un autore caro a Sollima, che ne ha registrate le Sonate, Cinque sinfonie per violoncello e continuo, e una Sonata per due violoncelli; esistono poi quattro (forse cinque) Concerti per violoncello, due più lunghi e due molto brevi, uno dei quali è quello in Fa maggiore eseguito oggi. Composto prima della Rivoluzione francese, è l’espressione di una pura gioia di vivere, e di una freschezza e vivacità strumentale non comuni: essendo “mandataro” per il Cardinal Ottoboni a Roma, nonché a capo della Congregazione di Santa Cecilia, vi insegnava il violoncello e Luigi Boccherini fu suo allievo per due anni. La sua scrittura violoncellistica, anche nei brani piccoli, è di notevole modernità: nei trattati è indicato come l’inventore del doppio trillo “alla Tartini”, col quale era in contatto nella prima parte della sua vita e fa ampio uso di picchettati, ricochet, del registro sovracuto e quindi del capotasto. Costanzi era in relazione anche con Haydn, Porpora (di cui Sollima è convinto sia stato una sorta di “consulente violoncellistico”) e i compositori di scuola napoletana; non pubblicò nulla in vita e suoi manoscritti conservano una scrittura lacunosa, appena accennata, evidentemente pensata per sé stesso e come traccia su cui improvvisare.
Segue Fecit Neap. 17…, del 2014, il cui titolo proviene dall’etichetta posta sui loro strumenti dai Gagliano, celebre famiglia di liutai operante a Napoli nel XVIII secolo. Si tratta di una sorta di “gioco” musicale in cui Sollima si spinge a Sud e verso i Balcani, verso una stratificazione culturale mediterranea che si è andata sedimentando negli anni e oggi riemerge. Un gioco di livelli culturali e linguistici: proprio come tanti compositori di scuola napoletana venivano da altre parti del sud (il pugliese Leonardo Leo) o persino dall’estero (il tedesco Hasse). La struttura del concerto è solida, e su di essa si innestano momenti più informali, quasi improvvisatori: nel pastiche stilistico, in cui c’è spazio per un continuo affidato al cembalo, dominano due caratteri contrastanti, il primo riflessivo e il secondo energetico, legato ai ritmi popolari.
Non manca un omaggio al padre Eliodoro (nato a Marsala nel 1926 e già allievo di Arturo Benedetti Michelangeli) col Divertissements de vieillesse n. 2, che fa parte di quattro piccoli, ironici concerti eseguiti per la prima volta al Massimo di Palermo negli anni ’90, a testimonianza di un “artigianato sonoro” all’antica, rifinito in ogni dettaglio; e si chiude con una trascrizione di Wild Love di Frank Zappa, autore che racchiude in sé quel gusto per la decostruzione e ricostruzione sonora così caro a Sollima e che nel 1984 arrangiò per Synclavier le musiche del suo lontano antenato Francesco Zappa, virtuoso settecentesco del violoncello. E il cerchio così si chiude…
Nicola Cattò
Giovanni
Sollima
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Rolle
Play&Conduct - Violoncello