Ah se in ciel, benigne stelle, aria per soprano e orchestra (trascr. per oboe) KV 538 (1788)
Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 36 (1802)
I Adagio molto - Allegro con brio
II. Larghetto
III. Scherzo. Allegro
IV. Allegro molto
Concerto diffuso in diretta radiofonica su RSI Rete Due (rsi.ch/rete-due) e in videostreaming RSI (rsi.ch/musica)
Ottetto per fiati in mi bemolle maggiore op. 103
Fra i quattro tempi dell'amabile Ottetto emerge il Minuetto, uno dei primi esempi di Scherzo beethoviano, ritmicamente pulsante e schiettamente sinfonico. «La prepotente originalità di questa pagina è rivelata fin dalla prima battuta nell'incipit del tema» ha scritto l'eminente studioso Giovanni Carli Ballola, «il suo salto all'ottava inferiore su un ritmo ternario rappresenta il più remoto archetipo del famoso tema dello Scherzo della Nona».
Cassazione n. 1 in sol maggiore KV 63
Il termine cassazione pare provenga, secondo il musicologo Otto Jahn, dall’espressione colloquiale tedesca gassatim gehen, che significava “andare per le vie”, come facevano gli studenti di Salisburgo a fine semestre. Storpiata in gassatio, è finita ad indicare tutta la musica in più movimenti suonata come una piccola serenata notturna da strada, che i goliardi offrivano agli amici di notte.
Ah se in ciel, benigne stelle, aria per soprano (trascrizione per oboe) KV 538
Il testo dell’aria da concerto Ah, se in ciel benigne stelle, è tratto dall’Eroe cinese di Pietro Metastasio ed è una di quelle arie sostitutive che Mozart regalava ad amici cantanti: in questo caso si trattava della fatale antica fiamma, Aloysia Weber Lange, che di lì a poco sarà interprete di Donna Anna nella ripresa viennese del Don Giovanni.
Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 36
Composizione: 1800-02 | Prima esecuzione: 5 aprile 1803, Theater an der Wien, dir. Ludwig van Beethoven
Non si hanno resoconti sull’esito della prima esecuzione della Seconda sinfonia, ma alcune critiche, come quella della Leipziger Zeitung, paragonarono la sinfonia «ad un mostro informe, un drago trafitto che si dibatte indomito e non vuole morire, e al tempo stesso sanguina agitando rabbiosamente la coda.»
Caro pubblico,
inizia la nostra stagione in Auditorio, la nostra casa, luogo in cui l’orchestra crea sin dal principio il suo concerto dando inizio alle prove. L’Auditorio è anche il luogo dove ci dedichiamo alle registrazioni, il luogo perfetto dove possiamo sperimentare nuove idee e dare avvio al processo di creazione artistica. Non a caso, la stagione OSI in Auditorio è simbolo di qualcosa di molto intimo dove voi, pubblico, oltre ad avvolgere l’Orchestra quasi in un abbraccio, potete assaporare le sfumature di un progetto come quello del Play&Conduct dove il solista assume anche il ruolo di maestro concertatore, dove la connessione diretta tra lui e i musicisti aggiunge un elemento di intimità e comunicazione visiva ancora più forte.
Nella futura Città della Musica l’Auditorio, pur restando di per sé invariato, vedrà profonde trasformazioni nelle sue immediate vicinanze. In ogni caso resterà sempre la casa dell’OSI e siamo felici di potervi dedicare questa stagione, una delle ultime nello Stabile RSI di Besso così come lo conosciamo ora, nell’ottica della vicinanza, del coinvolgimento e della bella Musica.
Buon ascolto e Buon Anno!
Barbara Widmer e Samuel Flury
Era tradizione degli studenti di Salisburgo festeggiare per le strade della città la fine del semestre o dell’anno accademico: partivano di notte dalla residenza dell’arcivescovo per arrivare al collegio dei docenti, circondati da torce e lanterne, suonando musiche come la Cassazione in sol maggiore che il tredicenne Mozart scrisse proprio per gli studenti delle classi di scienze logiche, impiegando gli strumenti che si potevano suonare in piedi (archi, corni, oboi). La sua snella struttura in sette movimenti presenta - fra le tradizionali Marce d’apertura e chiusura - deliziosi minuetti, un patetico Adagio per violino solo e movimenti brillanti come l’Allegro.
Solo quattro anni separano l’aria mozartiana di bravura Ah, se in ciel benigne stelle, ricca di colorature e articolazioni impervie che mettono in risalto le qualità solistiche (nel nostro caso al posto del soprano c’è l’oboe), dall’Ottetto per due oboi, clarinetti, fagotti e corni del ventiduenne Beethoven. Scritto probabilmente ancora negli anni di Bonn, con lo stesso spirito delle serenate mozartiane graziose e piacevoli, richiede - a differenza della Cassazione - esecutori provetti, soprattutto la coppia dei corni, sottoposta nel Presto finale a passaggi decisamente impervi.
La serata si chiude con la Sinfonia in re maggiore di Beethoven, che guarda al passato (Haydn e Mozart) e al futuro (l’impazienza del travolgente finale), sotto l’influsso di uno dei pochi contemporanei che Beethoven studiava (Luigi Cherubini, che aveva presentato nel 1803 l’opera-ballet Anacréon), segnando l’inizio vero e proprio del suo rivoluzionario percorso sinfonico, sospinto dalla fresca esuberanza del vento romantico alle spalle.
«Tutto in questa sinfonia è nobile, energico, fiero; l’introduzione [Adagio molto] è un capolavoro. Gli effetti più belli si susseguono in rapida successione, in modi sempre inaspettati, ma senza confusione. La melodia ha una solennità commovente, dalla prima battuta impone rispetto e prepara l’emozione. Già il ritmo si mostra più ardito, la scrittura orchestrale più ricca, sonora e varia» scriveva Hector Berlioz nel suo celebre Étude critique des symphonies de Beethoven.
«Tutto in questa sinfonia sorride, anche gli slanci marziali del primo movimento [Allegro con brio] sono esenti da violenza; esprimono solo il giovanile ardore d’un nobile cuore che preserva intatte le più belle illusioni della vita. Che abbandono nella sua gioia! Com’è spirituale! Che esuberanza! Ad ascoltare i diversi strumenti disputarsi brandelli dei temi, in modo che ogni frammento sia colorato in mille modi diversi, è come assistere ai giochi fiabeschi degli spiriti di Oberon. Il finale [Allegro molto] è della stessa natura: uno scherzo in tempo doppio; dopo la badinerie [del movimento precedente – Scherzo. Allegro] ha forse ancora qualcosa di più fine e piccante».
Giovanni Gavazzeni
Ruolo
Play&Conduct - Oboe
Orchestra residente al LAC (Lugano Arte e Cultura) di Lugano, prosegue il suo cammino di successo sotto la bacchetta di Markus Poschner, direttore principale dal 2015.
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