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Sergej Krylov Play&Conduct - Violino
Musiche di: M. Bruch, G. Bizet/R. K. Ščedrin

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gio 01.02.2420:30

OSI in Auditorio

Auditorio Stelio Molo RSI, Lugano

Programma

Max Bruch
(1838 - 1920)

Concerto per violino e orchestra n. 1 in sol minore op. 26 (1868)

  1. I. Allegro moderato

  2. II. Adagio

  3. III. Finale. Allegro energico

24’



Rodion K. Ščedrin su temi di Georges Bizet
(*1932)

Carmen Suite, balletto in un atto per orchestra d’archi e percussioni op. 37 (1967)

  1. I. Introduzione

  2. II. Danza

  3. III. Primo intermezzo

  4. IV. Cambio della guardia

  5. V. Entrata di Carmen e Habanera

  6. VI. Scena

  7. VII. Secondo intermezzo

  8. VIII. Bolero

  9. IX. Torero

  10. X. Torero e Carmen

  11. XI. Adagio

  12. XII. Predizione del futuro

  13. XIII. Finale

46’


Concerto diffuso in diretta radiofonica su RSI Rete Due (rsi.ch/rete-due) e in videostreaming RSI (rsi.ch/musica)

Opere in punta di piedi

Caro pubblico,

con grande gioia vi presento il programma del concerto di stasera. Esso unisce la musica di epoche e stili differenti: inoltre, uno dei brani accomuna perfino due diversi compositori!
Anch’io oggi unisco in me due qualità: quella di solista e quella di direttore d'orchestra.
Nella prima parte, insieme all’Orchestra della Svizzera italiana, eseguirò da solista il celebre Concerto in sol minore per violino e orchestra del compositore tedesco Max Bruch.

Il concerto fu scritto nel 1868, o meglio in quell'anno fu completata piano piano la versione finale, dopo un lungo cammino di revisioni. La critica accolse negativamente la prima esecuzione, ma andrebbe detto che questo accadeva piuttosto spesso con le opere d'arte d’eccezione. L’opinione dei critici non impedì in ogni caso al Concerto di iniziare il suo trionfale percorso in tutto il mondo: oggi rimane uno dei concerti più popolari, anche nel mio repertorio.

Nella seconda parte vi presenteremo la Carmen Suite, il capolavoro di Bizet brillantemente arrangiato e trasformato in un balletto dal compositore russo Rodion K. Ščedrin. Questa musica, eseguita da un’orchestra d’archi e percussioni, ha ottenuto straordinaria popolarità in tutto il mondo.
Dobbiamo la nascita di quest'opera alla grande ballerina Maja Plissetskaya, che ho avuto la fortuna di conoscere personalmente e di veder ballare sul palco del teatro Bolshoj di Mosca. Gli indimenticabili momenti della sua arte mi ispirano ancora, ogniqualvolta interpreto questa bellissima pagina.

Buona serata e buon concerto!

Sergej Krylov

Tra il canto del violino e la danza dell'Orchestra

Il popolarissimo Concerto n. 1 per violino e orchestra di Max Bruch, quello che il compositore chiamava non senza ironia Allerwelts-konzert (Concerto universale), fu iniziato quando l’autore era Direttore della musica reale e dei concerti in abbonamento a Coblenza. Il concerto conobbe, tra il 1864 e il ‘68, una mezza dozzina di versioni, fino a quando Bruch pose termine alle revisioni a Sondershausen (Turingia), dove dal 1867 era Hofkapellmeister e direttore della Loh-Orchester.

Decisivi furono i consigli ricevuti, dopo quelli del Konzertmeister del Gewandhaus Ferdinand David, dal violinista-compositore Joseph Joachim: suggerimenti al fraseggio e alle arcate, realizzazione di una cadenza, idea di collegare, seguendo l’esempio di Mendelssohn, il primo al secondo tempo senza soluzione di continuità (con una nota tenuta dei primi violini). Joachim, rassicurato Bruch che il risultato non era una “fantasia” ma un autentico, “eccellente” concerto per violino, ne accettò la dedica e lo portò in trionfo.

Anche se il primo movimento [Allegro moderato] può apparire come una rapsodia aperta da un Vorspiel (Preludio), in cui il drammatico tema principale ha come antagonista un superbo motivo lirico, in realtà è racchiuso in una concisa forma-sonata che non prevede sviluppo e ripresa ma si incatena all’ampio Adagio seguente. Qui sboccia un tema estremamente morbido e cantabile, realizzato con gesti semplici su uno sfondo tranquillo, ornato, variato e ripreso con grande poesia. Una struttura originale che trasforma i primi due tempi in un'unica, grande introduzione all’ultimo movimento [Finale. Allegro energico]. I suoi virtuosistici trilli per terze in stile zingaresco sono un chiaro omaggio all’ungherese Joachim, che già nel 1854 aveva mostrato la strada per inglobare l’elemento folclorico nel suo Ungarisches Konzert.

La prima ballerina assoluta del Bolshoj, Maja Plissetskaya, sposata al compositore russo Rodion K. Ščedrin, si rivolse invece ai più importanti compositori sovietici, Šostakovič e Chačaturjan, affinché trasformassero la Carmen di Bizet in un balletto. Il primo rifiutò gentilmente («Bizet mi terrorizza»); il secondo rispose: «Hai un compositore in casa, chiedi a lui!»

Con la collaborazione del coreografo cubano Alberto Alonso (la cognata Alicia Alonso ne fu la seconda grande interprete, per il Balletto nazionale di Cuba), ne venne fuori un balletto fresco e sensuale: Ščedrin rese omaggio a Bizet, inserendo la propria creatività con orchestrazioni inattese. Proprio l’erotismo non piacque alla sovrana della cultura sovietica, la Ministra Ekaterina Fursteva, che ne bandì l’esecuzione dopo la prima, affermando che Carmen, l’eroina del popolo spagnolo, era stata trasformata in una sgualdrina. Dovette togliere subito la “scomunica” quando Šostakovič in persona, divenuto primo segretario dell’Unione dei compositori sovietici, le telefonò dicendo che Ščedrin aveva fatto una trasposizione magistrale.

Giovanni Gavazzeni

Sergej
Krylov

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Orchestra residente al LAC (Lugano Arte e Cultura) di Lugano, prosegue il suo cammino di successo sotto la bacchetta di Markus Poschner, direttore principale dal 2015.

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