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Ksenija Sidorova

Krzysztof Urbański Direttore
Ksenija Sidorova Accordeon
Musiche di: G. Connesson, A. Piazzolla, A. Dvořák

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Goethe Stiftung für Kunst und Wissenschaft

gio 22.02.2420:30

OSI al LAC

LAC Lugano, Lugano

Programma

Guillaume Connesson
(*1970)

Adams Variations per quartetto (clarinetto, violino, violoncello e pianoforte) (1993)

Paolo Beltramini clarinetto, Robert Kowalski violino, Luca Magariello violoncello, Roberto Arosio pianoforte

4’

Astor Piazzolla
(1921-1992)

Aconcagua concerto per bandoneon, orchestra d'archi e percussione (1979)

  1. I. Allegro marcato

  2. II. Moderato

  3. III. Presto

20’



Antonín Dvořák
(1841-1904)

Sinfonia n. 7 in re minore op. 70 B141 (1885)

  1. I. Allegro maestoso

  2. II. Poco adagio

  3. III. Scherzo: Vivace

  4. IV. Finale: Allegro

35’


Concerto diffuso in diretta radiofonica su RSI Rete Due (rsi.ch/rete-due)

Colori sempre nuovi

Caro pubblico,

l'Aconcagua di Piazzolla ha un posto speciale nel mio cuore e, anche se l'ho eseguito molte volte, ad ogni nuova prova, esecuzione, orchestra e direttore scopro sempre nuovi colori e fascino nella sua tessitura di dolorosa e perdurante malinconia. Questa volta avrò il piacere di suonarlo insieme all’Orchestra della Svizzera italiana.
Anche se quest'opera è stata originariamente composta per bandoneon, trovo che con le capacità e i punti di forza della moderna fisarmonica classica si possa apportare qualcosa di nuovo al pezzo.
È stato scritto come un concerto classico, ma ciò che amo di più di questo brano è che permette all'esecutore una grande flessibilità e libertà di suonare, a partire da ciò che Piazzolla ha scritto nella partitura. E quando tutto ciò si unisce all'orchestra, l’effetto che ne risulta può essere molto magico e romantico.

Buon ascolto!

Ksenija Sidorova

Anagrammi musicali, le vette di Piazzolla e il patriottismo di Dvořák

La tecnica di comporre sulla base di un anagramma musicale è antica: chi ha familiarità con le opere pianistiche di Robert Schumann ricorderà le sue lettere danzanti nel Carnaval Op. 9, in cui gioca con le lettere A-S-C-H trasformandole in cellule motiviche (La-Mi bemolle-Do-Si).

Alla stessa tecnica fa ricorso Guillaume Connesson nelle sue Adams Variations, sei variazioni derivate dal nome del compositore americano John Adams proprio in virtù della corrispondenza lettera-nota che si trova nelle notazioni alfabetiche inglese e tedesca. Seguendo questo sistema, spiega lo stesso Connesson, dalle lettere che compongono il cognome del compositore americano ADAMS, egli deriva le cinque note La-Re-La-Fa-Mi, su cui l’intero brano si basa. «La mia partitura è quindi una breve serie di sei variazioni su questo motivo, con cenni alla musica minimalista. Ci sono i canoni ritmici di Steve Reich, gli arpeggi tipici di Philip Glass e formule armoniche che ricordano Michael Nyman».

L’occasione si presentò durante il primo viaggio di Adams a Parigi, quando Radio France invitò compositori vicini all’estetica minimalista, tra i quali anche Thierry Escaich, Jean-Louis Florentz, Pascal Zavaro e Nicolas Bacri a rendergli omaggio, scrivendo ciascuno un brano sulle lettere del suo nome. Per Guillaume Connesson, l’incontro con la musica di John Adams fu una rivelazione simile a quella che ebbe quando conobbe la musica di Olivier Messiaen da adolescente. Pochi minuti di un energico ostinato musicale basato, coerentemente con l’estetica minimalista, su una serie di sequenze ripetute in maniera quasi ossessiva, fino ad esaurire la propria carica espressiva.

Aconcagua è invece il nome della montagna più alta del Sud America, che svetta sino a quasi settemila metri lungo la cordigliera delle Ande. Fu in virtù di questa analogia che l’editore, produttore e musicista Aldo Pagani (scomparso nel 2019 a Como) decise di pubblicare il Concerto per bandoneon con questo titolo, argomentando che questa pagina rappresentava la vetta compositiva di Astor Piazzolla, col quale collaborava dal 1974.

Nel 1979 Piazzolla era effettivamente all'apice della sua creatività musicale: il Concerto per bandoneon gli fu commissionato dal direttore d'orchestra argentino, di origine polacca, Simón Blech, anch’egli un’icona della musica argentina, suonatore di tango e compositore. Una delle più suggestive testimonianze del carattere di questo brano ci viene da Rainer Lepuschitz: egli descrive il primo movimento come una sorta di rapsodia dominata dai ritmi del tango, con schemi ritmici e melodici che si dispiegano liberamente fino ad una meditativa cadenza finale; il secondo può essere inteso come un omaggio, forse inconsapevole, a Chopin, di cui rievoca le atmosfere del notturno; il terzo può essere paragonato ad un turbolento movimento di concerto neobarocco, sospeso brevemente da un “Melanconico finale” che insiste sempre più rabbiosamente verso la sua conclusione.

In quel processo di autocritica che troviamo anche in altri compositori del passato, per esempio Beethoven, durante la sua carriera Antonín Dvořák presentò la Sinfonia n. 7 in re minore come la sua seconda sinfonia, dal momento che riteneva le prime quattro, alle quali aveva lavorato tra il 1865 e il 1874, non degne di essere pubblicate. Le circostanze esteriori che condussero alla composizione di quello che è considerato il migliore dei suoi lavori sinfonici (anche malgrado l’indiscussa popolarità della Sinfonia n. 9, Dal Nuovo Mondo) vanno ascritte al successo che Dvořák aveva riscosso a Londra nel marzo del 1884 con la Sinfonia in re maggiore (prima ed unica ad essere pubblicata fino a quel momento) e soprattutto con l’imponente, monumentale Stabat Mater. Sulla scia di questo successo, la Società Filarmonica di Londra gli commissionò una seconda sinfonia.

Queste circostanze posero il compositore di fronte ad un crocevia di fondamentale importanza: da una parte la tradizione musicale ceca, dall’altra l’illustre discendenza dal sinfonismo tedesco, incarnato da Brahms (che era ancora vivo) e Beethoven (che proprio dalla Società Filarmonica di Londra aveva ricevuto la prima commissione per la Nona sinfonia nel 1817). Questo dilemma pare fosse carico di implicazioni politiche, dal momento che il compositore si trovava confrontato con la necessità di farsi portavoce, in musica, del sentimento nazionalistico ceco.

A questo quadro si aggiunga che Dvořák annotò sul manoscritto del primo movimento questa frase: «Questo tema principale mi è venuto in mente all'arrivo in stazione del treno cerimoniale da Pest nel 1884». La nota si riferisce alla visita a Praga di diverse centinaia di ungheresi e cechi-ungheresi in occasione di una gita il cui punto culminante era uno spettacolo al Teatro Nazionale; ma l'intero evento era piuttosto di natura politica e prevedeva raduni politico-nazionalistici in tutte le principali città attraversate dal treno. Similmente, il compositore aveva aggiunto allo schizzo del movimento lento la nota «dagli anni tristi», forse alludendo ai lutti familiari che avevano segnato la composizione dello Stabat Mater. Dal punto di vista musicale, la sinfonia si dipana lungo i canonici quattro movimenti, in una inesorabile intensificazione espressiva, che acquista nello Scherzo un distinto colore boemo grazie al doppio ritmo del furiant, per concludere con l’impetuoso, liberatorio finale.

Massimo Zicari

Krzysztof
Urbański

Ruolo

Direttore

Ksenija
Sidorova

Ruolo

Accordeon

Oggi suonano

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Orchestra residente al LAC (Lugano Arte e Cultura) di Lugano, prosegue il suo cammino di successo sotto la bacchetta di Markus Poschner, direttore principale dal 2015.

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