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Truls Mørk

David Afkham Direttore
Truls Mørk Violoncello
Musiche di: R. Schumann, L. van Beethoven

Sponsor di serata
Corner Banca

gio 14.03.2420:30

OSI al LAC

LAC Lugano, Lugano

Programma

Robert Schumann
(1810 – 1856)

Concerto per violoncello e orchestra in la minore op. 129 (1850)

  1. I. Nicht zu schnell

  2. II. Langsam

  3. III. Etwas lebhafter. Sehr lebhaft

25’



Ludwig van Beethoven
(1770 – 1827)

Sinfonia n. 6 in fa maggiore op. 68 Pastorale (1808)

  1. I. Risveglio di impressioni gioiose all’arrivo in campagna. Allegro ma non troppo

  2. II. Scena al ruscello. Andante molto mosso

  3. III. Riunione gioiosa di contadini. Allegro

  4. IV. Temporale e tempesta. Allegro

  5. V. Canto pastorale. sentimenti di contentezza e di riconoscenza dopo la tempesta. Allegretto

39’


Concerto diffuso in diretta radiofonica su RSI Rete Due (rsi.ch/rete-due)

Gli idilli di Schumann e Beethoven

Robert Schumann compose il Concerto per violoncello nel 1850, un anno importante nella sua biografia, segnato dal trasferimento da Dresda a Düsseldorf, città nella quale era stato nominato direttore del locale Musikverein e dei concerti in abbonamento. Questo nuovo e prestigioso incarico sembra aprire una parentesi di serenità, destinata peraltro a durare assai poco, in grado di alleviare gli squilibri che già da qualche anno turbavano lo spirito e la salute del compositore. Risalgono a questo periodo opere sinfoniche importanti: la Sinfonia n. 3 Renana, alcune Ouvertüren e la nuova, definitiva versione della Sinfonia n. 4. Questa intensa fase produttiva è inaugurata proprio dalla composizione del Concerto per violoncello, conclusa nel giro di una sola settimana, un’opera che Schumann stesso, in una lettera all’editore Breitkopf & Härtel, definì un “pezzo sereno”. Eseguito una prima volta privatamente l’anno successivo alla composizione, fu pubblicato nel 1854 e la sua prima esecuzione pubblica avvenne postuma nel 1860, in occasione delle celebrazioni per il cinquantesimo della nascita del compositore.

I movimenti di questo Concerto si susseguono senza soluzione di continuità, in uno svolgimento che lascia tuttavia trasparire chiaramente i tre movimenti caratteristici della forma a concerto. Il primo (Nicht zu schnell - Non troppo allegro) si apre con tre accordi dell’orchestra che lasciano immediatamente spazio all’appassionato tema del solista, che sarà ripreso più volte nel corso di tutta la composizione, in configurazioni diverse, ma comunque sempre riconoscibile nella sua intensa cantabilità, tipicamente schumanniana e particolarmente congeniale alla voce del violoncello. Il conciso Adagio centrale, contraddistinto da una fervida atmosfera notturna, costituisce il momento di più intimo lirismo del concerto, nel quale l’assoluto protagonista è lo strumento solista, sostenuto con delicatezza dall’orchestra. Il terzo movimento (Sehr Lebhaft - Molto vivace) è il più energico e brillante, contraddistinto sì da agili e virtuosistiche figurazioni del solista, ma anche da continue rievocazioni del lirismo dei primi due movimenti, come nell’anticonvenzionale, breve e cantabile cadenza del solista, che precede la rapida e festosa coda conclusiva.

Per trovare la prima esecuzione pubblica della Sinfonia n. 6 Pastorale di Ludwig van Beethoven dobbiamo invece spostarci oltre cinquant’anni prima, nel 1808 a Vienna, in un monumentale concerto che comprendeva anche la prima esecuzione della Sinfonia n. 5 e della Fantasia corale, oltre al Concerto n. 4 per pianoforte. È curioso constatare che due fra le sinfonie più diverse e celebri della produzione beethoveniana siano state concepite nello stesso periodo ed eseguite per la prima volta nello stesso concerto.

Alla passionale tragicità della celeberrima Quinta, la Sesta sinfonia oppone un clima contemplativo e idilliaco, espresso attraverso uno stile compositivo insolito per l’autore, contraddistinto da forme ripetitive, l’assenza di forti contrasti tematici e l’uniformità della struttura armonica. Queste peculiarità riflettono il carattere programmatico dell’opera, esplicitato dal titolo “Sinfonia pastorale o rimembranze della vita in campagna” e dalle brevi didascalie che accompagnano i suoi cinque movimenti. Tuttavia, Beethoven stesso, per distanziarsi espressamente dalla tradizionale musica a programma settecentesca, nel celebre sottotitolo del programma di sala della prima esecuzione specifica che il suo interesse era incentrato maggiormente sul sentimento generato dalla natura vista e vissuta dall’uomo e non dalla sua mera descrizione pittorica: “piuttosto espressione del sentimento, anziché pittura musicale”. La Sinfonia Pastorale può quindi essere interpretata come l’espressione musicale di uno dei temi più sentiti da filosofi e scrittori romantici: il rapporto tra l’essere umano e la natura.

Il primo movimento è contraddistinto da un’atmosfera di bucolica serenità. Il gioioso primo tema, accennato inizialmente dai violini su un pedale delle viole e dei violoncelli, è in assoluto equilibrio espressivo con il secondo, un elegante e sinuoso susseguirsi di arpeggi discendenti. Il secondo movimento (Scena al ruscello) è caratterizzato dalle figurazioni esposte inizialmente dagli archi (un tema simile ad una barcarola) che rappresentano il placido scorrere delle acque, mentre nel finale è evidente un tocco di raffinato naturalismo sonoro, con i legni che imitano le voci degli uccelli. Il terzo movimento è dominato da motivi di festose danze contadine che, giunte ad un momento di massima esaltazione, sono interrotte da un improvviso temporale che si manifesta nel quarto movimento, collegato al precedente senza soluzione di continuità. La violenza della natura è rappresentata con effetti sonori molto evidenti, espressi dall’orchestra a pieno organico nella sezione sicuramente più descrittiva della sinfonia. Senza soluzione di continuità segue anche il quinto movimento, un liberatorio canto pastorale, intima espressione di gratitudine e gioia per la pace riconquistata dopo la violenta tempesta. Il carattere manifestamente corale del tema e delle sue variazioni, quasi un inno religioso, sembra anticipare il vero e proprio impianto corale (con solisti e coro) dell’inno conclusivo della Nona sinfonia.

Pietro Soldini

David
Afkham

David Afkham

Ruolo

Direttore

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Orchestra residente al LAC (Lugano Arte e Cultura) di Lugano, prosegue il suo cammino di successo sotto la bacchetta di Markus Poschner, direttore principale dal 2015.

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