Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 73 (1877)
I. Allegro non troppo
II. Adagio non troppo
III. Allegretto grazioso. Presto ma non assai
IV. Allegro con spirito
Concerto diffuso in diretta radiofonica su RSI Rete Due (rsi.ch/rete-due)
Il biglietto di questo concerto vale come titolo di trasporto valido nella data del concerto indicata in tale biglietto, quale carta giornaliera Arcobaleno, tutte le zone, in seconda classe (2.)(TK)(V).
Caro pubblico!
Trovarmi di fronte a voi, in queste sere, è un momento per cui non ci sono parole.
Il mio cuore è inondato da così tante emozioni, che è difficile riordinarle e descriverle… ma, soprattutto, il mio animo è colmo di una profonda gratitudine per i dieci anni esatti in cui ho potuto guidare questa straordinaria Orchestra come Direttore principale.
È stato un viaggio intenso, che non si può descrivere a parole, pieno di passione, visioni condivise, esperienze travolgenti e momenti musicali indimenticabili.
Anni in cui non solo abbiamo fatto grandi passi avanti dal punto di vista artistico, ma siamo anche cresciuti insieme, ci siamo ispirati, sfidati e sostenuti a vicenda. Da un forte ensemble, quale siamo sempre stati, siamo diventati sempre più un'orchestra di livello internazionale - e soprattutto siete diventati la mia casa artistica e la mia famiglia.
I numerosi premi e riconoscimenti che abbiamo ricevuto nel corso degli anni sono una grande testimonianza e un'impressionante conferma di questo sviluppo, ma raccontano solo una parte della nostra storia. Il vero premio e la vera soddisfazione per me sono sempre stati da ricercare nell’aspetto umano. I momenti personali con l'intero team – un team straordinario - mi hanno toccato e ispirato profondamente. Il modo in cui abbiamo discusso di musica, idee e progetti, l'intenso dialogo con gli amici e il pubblico e, naturalmente, soprattutto il modo in cui abbiamo fatto musica sera dopo sera, rimangono per me indimenticabili e mi hanno cambiato per sempre.
Questo palcoscenico, questa città, questa Orchestra, questo pubblico - tutti hanno lasciato un segno su di me. È un dono raro quando l'orchestra, lo staff e il direttore sono in grado di incontrarsi con tale fiducia reciproca per un periodo di tempo così lungo. E questo include in particolare voi, caro pubblico: voi che ci avete ascoltato e sostenuto con un calore e una fedeltà incredibili.
Vi ringrazio tutti dal profondo del cuore: per la vostra lealtà, il vostro entusiasmo, la vostra attenzione ai concerti, il vostro calore, la vostra fiducia e la vostra amicizia. Avete dato vita alla nostra musica, l'avete sostenuta e riempita di scopo e significato: vi prego di continuare a essere sempre così, strettamente legati alla mia OSI!
Con questi concerti si chiude un capitolo importante della mia vita: non con tristezza, ma con grande soddisfazione e gratitudine.
Vostro
Markus Poschner
Direttore principale OSI
Leonard Bernstein (1918-90), compositore, direttore d’orchestra, pianista, saggista, insegnante, coscienza civile, era, come dicono i francesi, un homme-orchestre. Praticava l’interdisciplinarietà nella massima libertà stilistica per comprendere la realtà nel suo complesso di contraddizioni.
Il trionfo planetario di West Side Story (1957) nacque dalla collaborazione fra Bernstein e il coreografo Jerome Robbins: la musica si nutre di danza e viceversa. Il “sentimento corporale tattile” si avverte fin dal Prologo, quando l’orchestra schiocca i temi come i bulletti di quartiere le dita e sgattaiola fra le strade di Manhattan come un branco felino. Fu Robbins che ebbe l’idea di un Romeo di Shakespeare ambientato nel West End di Manhattan: «un musical che racconta una storia tragica, usando solo tecniche della commedia musicale e non cadendo nella trappola “operistica”. Può riuscire? Se funziona – è il primo» (così Bernstein nel suo Diario di West Side Story). Dopo 6 anni di rinvii si decise per lo scontro fra «due bande di teenager, una di bellicosi portoricani (gli Sharks), l’altra di sedicenti “americani”» (i Jets italo-polacco-irlandesi): «la storia tragica sta in piedi, con un tema profondo come amore versus odio, con tutti i rischi teatrali della morte e dei contrasti razziali, dei giovani interpreti, della musica “seria” e dei balletti complicati. Ho riso e pianto come mai prima. Ritengo che quello che ha fatto venire fuori lo show è il fatto che abbiamo tutti veramente collaborato. Perfino i produttori avevano i nostri stessi obiettivi. Non un fiato sul lieto fine. Cosa rara a Broadway».
Bernstein ammirava molto Benjamin Britten (1913-76), anch’egli un homme-orchestre e coraggioso obiettore di coscienza nell’Inghilterra bellica che si preparava allo scontro con i nazisti. Il Concerto per violino, scritto durante il periodo in cui Britten era riparato in America (1938-9), fu tenuto a battesimo a New York dalla Filarmonica diretta da John Barbirolli, solista il violinista spagnolo Antonio Brosa, con il quale Britten aveva suonato a Barcellona prima dello scoppio della Guerra civile. L’ossessiva e pervasiva presenza nel primo tempo (Moderato con moto) di uno stilizzato motivo ‘spagnolesco’ del timpano rivela l’angoscia del compositore davanti agli orrori della Guerra civile. Il violino solista, lirico e al tempo stesso spigoloso, riflette l’io narrante del compositore circondato dalla violenza crescente. L’aggressiva brillantezza dello Scherzo (Vivace) assume l’aspetto di una Danza della morte prima che la Passacaglia finale, annunciata dai tromboni e nella quale il violino prende il comando sul basso variato nove volte, assuma il carattere di nobile e inquieto commiato.
Anche Johannes Brahms (1833-1897) fu “uomo-orchestra” (pianista in gioventù fuori categoria; in maturità camerista raffinato, direttore di coro, musicologo e direttore d’orchestra per necessità) anche se è universalmente noto come compositore soprattutto sinfonico. Quando scrisse la Seconda sinfonia in re maggiore (1877, parte anche del cofanetto DVD con cui l’OSI nel 2018 ha vinto un prestigioso premio ICMA) il pontefice massimo della critica, Eduard Hanslick, salutò un «successo senza aggettivi». Poi però ne usò parecchi («serena piacevolezza, a tratti virile e gentile, animata alternativamente da buon umore e seria riflessione), per segnare un netto confine fra Brahms e la scuola neo-tedesca di Wagner e Liszt, che esecrava: «la nuova sinfonia è raggiante, fresca, chiara (…). Non ci sono sguardi verso altri campi artistici, né prestiti dalla poesia o dalla pittura. É puramente musicale nella concezione, nella struttura e nell’effetto. Dimostra che non tutti evidentemente possono scrivere ancora una sinfonia impiegando vecchie forme su vecchie fondamenta».
Giovanni Gavazzeni
Ruolo
Direttore
Ruolo
Violino
Orchestra residente al LAC (Lugano Arte e Cultura) di Lugano, prosegue il suo cammino di successo sotto la bacchetta di Markus Poschner, direttore principale dal 2015.
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