Concerto di Natale
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sab 29.11.2520:30
OSI a Bellinzona
Cattedrale delle Officine FFS, Bellinzona
sab 29.11.2520:30
OSI a Bellinzona
Cattedrale delle Officine FFS, Bellinzona
Programma
Franz Schubert
(1797 – 1828)
Ouverture in do maggiore in stile italiano D 591 (1817)
Johannes Brahms
(1833 – 1897)
Variazioni in si bemolle maggiore per orchestra op. 56a su un tema dal Chorale S. Antonii di F. J. Haydn (1873)
I. Tema (Andante)
II. Otto Variazioni
III. Finale (Andante)
Robert Schumann
(1810 – 1856)
Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore op. 97 Renana (1850)
I. Lebhaft
II. Scherzo: Sehr mässig
III. Nicht schnell
IV. Feierlich
V. Lebhaft
Si ringrazia lo sponsor tecnico Krüger + Co. SA
Ispirazioni sonore fra Reno e Danubio
«Nel Reno, nel sacro fiume, si specchia […] col suo imponente Duomo la gran-de, sacra Colonia»: così descrive Heine il luogo che accoglierà Schumann negli ultimi anni della sua breve e tormentata vita. Nel 1850 Schumann si trasferisce sulle rive del Reno, nella bella Düsseldorf a due passi da Colonia, per assumere il prestigioso incarico di Musikdirektor della città. Il nuovo ambiente, edificante e stimolante, lo aiuta a uscire da un periodo di grande fragilità fisica e psicologica e ad entrare in una breve fase di vitalità creativa, che lo porta a comporre ben sedici opere in un solo anno. Tra queste, la Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore: nota con l'appellativo di Renana, si ispira alle atmosfere e ai paesaggi bagnati dal Reno, in particolare all’imponente Duomo di Colonia, allora il più grande edificio del mondo, rimasto per secoli incompiuto e portato a termine proprio quell’anno. Schumann stesso confessa che la sua sinfonia «forse qua e là rispecchia un pezzo di vita reale»: se la vita è fatta di opposti, anche la sua opera unisce un carattere festoso e solenne a uno spirito più intimo, spensierato, intriso di liricità. Quando tre anni dopo gli fa visita a Düsseldorf un giovane musicista di nome Johannes Brahms, Schumann rimane impressionato dal talento del ragazzo e dal suo «modo di suonare quanto mai geniale, che fa del pianoforte un'orchestra». Lo loda pubblicamente come “il futuro della musica tedesca” aiutandolo a intrapren-dere una brillante carriera di pianista e compositore. C’è un legame sottile che lega i due musicisti: entrambi amano e studiano con passione la musica del pas-sato. Lo spirito antico rivive in molte composizioni di Brahms, in particolare nelle Variazioni su un tema di Haydn: nella loro strumentazione arcaicizzante, nei fitti intrecci polifonici ispirati alla musica corale rinascimentale e barocca, nel carat-tere del tema principale, il Chorale St. Antonii attribuito ad Haydn, e nella stessa tecnica della variazione allora in disuso (l’ultima variazione l’aveva scritta Salieri nel 1806!). Tale tecnica permette a Brahms di esplorare i caratteri più disparati: da momenti scherzosi e spiritosi a passaggi contemplativi, da ritmi cullanti alla vita-lità del grandioso finale. E la vitalità è forse l’ingrediente principale dell’Ouvertu-re in do maggiore in stile italiano di Franz Schubert. Scritta a Vienna nel 1817, in un periodo in cui in città trionfava Rossini, l’Ouverture si ispira proprio allo spirito dell’opera buffa italiana, tanto amata dal giovane Schubert. Ne sono testimoni la verve ritmica, la cantabilità, l’orchestrazione chiara e trasparente, l’uso insistente del crescendo rossiniano e una freschezza melodica tutta italiana.
Roberta Gandolfi Vellucci
Jader
Bignamini
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Ruolo
Direttore